Birra in musica

Volete, potete ritagliarvi un momento d'evasione all'insegna delle note che cammini a braccetto anche con la passione per la vostra bevanda preferita? Sono numerose le sfaccettature melodiche in chiave birra, in tutto il panorama musicale fra i due poli.

A partire dalla canzone italiana e dalle sue nuove frontiere, ben espresse dal mediterraneo hip hop di un gruppo come i “Microphones Killarz”, che hanno interamente dedicato alla birra un vero e proprio inno dal titolo “Spring beer”, passando, sempre negli ultimi anni dal dissacrante punk rock delle Cattive Abitudini o dal più patinato stile del cantautore Swim, che rispettivamente in "Viva la sincerità" e “Io e Rodo al bar” sfiorano l'universo brassicolo più che altro per raccontare lo sfrenato mondo giovanile.

Ma le armonie made in Italy riservano anche grandi classici del calibro di “Tu mi piaci come questa birra” targata Zucchero “Sugar” Fornaciari (che ha fra l'altro anche consacrato il nettare di Gambrinus nel celebre album “Oro, incenso e birra”), oppure come dimenticare Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, che già nel lontano 1959 firmavano un pezzo per i tempi musicalmente davvero avveniristico (“Birra”, appunto) diventato poi un inossidabile tormentone.


Varcando i confini nazionali, il compito di dare alla luce i manifesti birrari in musica se lo sono preso, negli ultimi anni, la band heavy metal californiana Phsychostick con la sferzante "Beer is good" (video compreso), il cantante e scrittore statunitense di musica country Billy Currington con la rilassata “Pretty Good At Drinkin 'Beer”, e infine il gruppo celtic punk Flogging Molly, che ha sottolineato con un triplice slogan il suo amore per la bevanda con il brano “Beer Beer Beer”.

Ma, andando a ritroso, incontriamo anche due “mostri sacri” del panorama cantautoriale internazionale, ovvero David Byrne (già leader dei Talking Heads), e il polistrumentista “maledetto” a stelle e strisce Beck, che hanno lasciato ai posteri (bevitori e non) rispettivamente la dolce “The Man Who Loved Beer” e la trasognata “Beercan”.


E ancora, fugaci citazioni brassicole anche per il gruppo rock di Chicago, Wilco (in “Passenger Side”), per la band folk punk anglo-irlandese Pogues (in "A Pair Of Brown Eyes”), per la formazione ska-punk californianaSublime (in “40 Oz. To Freedom”) e per i conterranei Black Flag (nel pezzo hardcore punk “Six Pack”).

Più espliciti invece con “Who Spilt My Beer” gli alfieri del punk inglese (fra i Settanta e gli Ottanta) The Adicts, ma ora è il momento di entrare nella pura leggenda per citare gli ultimi interpreti che alla birra hanno voluto dedicare omaggi poi indelebilmente rimasti nella storia delle musica.

Come l'istrionico Frank Zappa, che nel 1977 dava alle stampe il provocatorio “Titties and beers”, o il crepuscolare Tom Waits, autore due anni prima della malinconica “Warm Beer And Cold Women”. Altro mostro sacro, il soul-man John Lee Hooker, la cui “One Bourbon, One Scotch, One Beer” resta un'adrenalinica icona del suo genere.


E scavando ancora nel passato, impossibile non citare la più popolare e talentuosa cantante blues e jazz degli anni Venti e Trenta, Bessie Smith (“Gimme a Pigfoot and a Bottle of Beer”) o, sempre rimanendo nel solco vintage del blues, il pianista Memphis Slim (“Beer Drinkin’ Woman”), il più swingheggiante Jimmy Whiterspoon (“Drinkin’ beer”) o infine la “Regina del Blues” Koko Taylor (“Beer Bottle Boogie”).

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