venerdì 20 novembre 2015

Birre artigianali italiane, bene alla spina e male in bottiglia?

Che si parli di pub ferrati in materia di birre d'eccellenza (insomma, non i finti pub anni Novanta stile Regno Unito con tre linee industriali e forse giusto la Beck's in bottiglia) oppure di beershop evolutisi con la mescita alla spina, il confine è davvero labile. Il concetto è che, in Italia, restano relativamente pochi (soprattutto a seconda delle zone geografiche) i locali pubblici in cui gli appassionati del genere (chiamateli beergeek, chiamateli beernerd o come diamine vi pare) trovano davvero soddisfazione. Poche "oasi felici" in cui trovare bottiglie tali da far scattare una trance agonistica pari solo a quella "antologica" tipica dei collezionisti, oppure birre alla spina degli stili più disparati in grado di dissetare anche le gole più pretenziose.


Parlando con alcuni gestori, negli ultimi tempi, mi sono imbattuto in un curioso fenomeno. Una tesi, meglio una tendenza - ancor tutta da verificare - che però affonda le radici in sensazioni avvertite non proprio dal primo che passa per strada, ma per primi dagli addetti ai lavori. Ovvero: la birra artigianale italiana va benissimo alla spina e male in bottiglia, le birre d'importazione invece se la cavano egregiamente in bottiglia senza far brutta figura neppure alla spina. Questo in generale - attenzione - facendo cioè una media a maglia larghissime fra ormai migliaia di etichette sul mercato.


Statistiche o dati è difficile produrne, ma chi sta dietro il bancone generalmente sa fare il suo mestiere. E per coloro per i quali questa è molto più che una sensazione, le interpretazioni sono comunque molteplici. 
C'è chi pensa che a far la differenza siano vicinanza e "noblesse": vale a dire che chi gusta non così frequentemente birre particolari (anche nel prezzo), potrebbe pensare che valga maggiormente la pena puntare su etichette d'importazione ("Tanto quella italiana l'abbiamo qua quando vogliamo", l'eccentrico ragionamento). 
Ma c'è anche chi la mette meramente sul piano della "scaffalatura": fate un po' il conto... 800 birrifici, almeno (ma proprio almeno) 3 tipologie ciascuno, obiettivamente star dietro alle produzioni nostrane, pur scremando non è semplice (forse meno difficile discernere fra le etichette estere, in questo senso importate con una varietà necessariamente più selezionata). 
O infine c'è chi ne fa una questione non di provenienza ma di qualità: la tesi è che in fusto le birre non arrivino ancora a sviluppare infezioni e "off flavours" generalmente più diffusi nelle distribuzioni in bottiglia (in questo senso a far la differenza sarebbe quindi la capacità del birrificio di lavorar bene).

Ai poster l'ardua sentenza...

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