venerdì 21 novembre 2014

"Evangelizzare" il mondo arabo in senso birrario? Il sogno s'infrange contro l'ISIS

Ava Zer. Acqua d'oro. Un nome davvero evocativo per una birra con un destino altrettanto particolare. Tanto per cominciare perchè a produrla, in Repubblica Ceca, una delle nazioni birrarie per antonomasia, non sono tradizionali mastri birrai boemi, ma un manipolo di imprenditori espatriati qualche anno fa dal Kurdistan, tormentata regione da sempre nel "limbo" fra Turchia ed Iraq. Nella patria della Pilsner con tutta probabilità preferiscono concentrarsi su altro... tant'è vero che i creatori della Ava Zer hanno pensato poi bene di puntare sull'export diretto verso il loro Paese natale. E qui spunta un però di non proprio esigue proporzioni.


ISIS, ovvero Islamic State of Iraq and Syria: questa sigla è ormai tristemente salita in tutto il globo agli onori delle cronache dell'ultimo anno. Ed è proprio lo Stato "ombra" di matrice integralista a mettere i bastoni fra le ruote agli "evangelizzatori birrari" di Ava Zer. Per un motivo pratico, il fatto che nella mezzaluna fertile invasa dai guerriglieri jihadisti non è proprio così logisticamente semplice tessere traffici commerciali, ma soprattutto per una ragione ideologica. Già sarebbe parso audace tentare di promuovere la cultura birraria in Paesi del mondo arabo più tolleranti, facendo i conti con gli intransigenti anti alcol e tabacco, l'impresa diventa addirittura impossibile.

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