venerdì 7 marzo 2014

I guru Musso e Arioli stroncano la "mania" da IPA

Ad accendere la miccia è stata una domanda posta da Alessio Islaz nel corso del terzo martedì “Insalotto col birraio” al Baladin Milano: “Il movimento delle birre artigianali nel nostro Paese, sta cominciando ed essere veramente “italiano” o ancora si limita ad attingere idee oltre cortina?”.

E quando a rispondere sono chiamati due pezzi da novanta del calibro di Teo Musso e Agostino Arioli, il dibattito non può tradire le attese.


Agostino Arioli
“Noi italiani in questo campo nasciamo “ignoranti”... orfani di riferimenti – ha tirato per primo la stoccata il fondatore del Birrificio Italiano di Lurago Marinone, Arioli - In Italia oggi ci sono 650 microbirrifici, ma molti scelgono unicamente la via accattivante delle IPA e delle APA (Indiapale Ale e American Pale Ale, ndr), che grazie a luppoli americani “della madonna” ti fanno esclamare “wow” alla prima sorsata... ma è un'omologazione che personalmente non amo”.

“Io sono preoccupato per come sono gli italiani – è stata invece la rilettura di “Mister Baladin”, Teo Musso – solitamente superficiali e modaioli. E' per questo che le IPA mi stanno un po' sulla pancia... non certo perchè non siano piacevoli. Ma il fatto è che i luppoli americani hanno contagiato il settore delle birre artigianali esattamente come è accaduto in quello del vino, quindici anni fa, con la barrique: poi la moda è passata... con le IPA invece ci troviamo ancora in piena fase di fascinazione adolescenziale. La differenza è che dietro al vino, in Italia una cultura radicata c'è, mentre nella birra manca”.

“La birra non è solo una “spremuta di luppolo” - questa la chiave interpretativa del “guru” Musso – Il problema delle IPA è che ce ne sono anche più di una per ciascuno dei 650 microbirrifici italiani, ma sono veramente poche quelle che raggiungono realmente equilibrio e piacevolezza. Io credo che si andrà nella direzione di una “selezione naturale”: non tutte sono degne di esserci, a spiccare saranno alla fine le migliori”.

Teo Musso
“Che vi troviate d'accordo voi due su qualcosa è già un evento”, ha sorriso in conclusione Alessio Islaz... “Arriveremo a mettere un cartello “NO IPA” all'ingresso dei brewpub”, è stata l'ironica provocazione di Arioli, ammettendo però poi d'aver “smussato” la propria idiosincrasia solo poche settimane fa, avendo cotto una IPA made in Lurago molto particolare. Ammissione che in ogni caso anche Musso ha fatto seguire a ruota. Al di là delle allergie alle mode, impossibile non riconoscere, infatti, il ruolo che le IPA stanno ricoprendo nel far scoprire anche nel nostro Paese, a un pubblico sempre più interessato e numeroso, l'universo ancora misterioso delle birre artigianali.

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